Archivio mensile:luglio 2016

Asocial Network

Asocial nerd

La situazione ci sta sfuggendo di mano.

Dietro la tastiera degli animai da (A)social network, ormai si nascondono i peggiori esemplari di questa nostra disgraziata generazione 2.0, come se la 1.0 non ci fosse bastata. L’aneddoto scatenante il post seguirà a fine articolo. Prima una riflessione su questo nuovo esemplare, l’unica nuova specie scoperta che dubitiamo abbia suscitato l’entusiasmo di  Piero Angela & son.

La coincidenza con la recrudescenza degli attentati islamici (ed emuli derecerebrati varii) e della nuova impennata di immigrazione, con l’evolversi di questa specie, ha generato un diarroico florilegio di “flame” (come parlo male…), nel quale il nostro nerdone ci si tuffa a pesce. Non ha colori politici, o preferenze religiose. O meglio le ha, ma a prescindere da quali sono, le stronzaggini che scrive sono molto simili tra loro.

Quello che minaccia violenza e a scuola veniva (quando non “viene”) picchiato anche dalla bambina timida del banco in fondo a sinsitra

Quello che si fa portavoce della salvezza dell’umanità, ma se gli chiedi a chi lascia il 5 per mille della dichiarazione dei redditi ti guarda come se fossi più rincoglionito di lui.

Quello che è talmente buono dentro da amare gli animali non come se fossero persone (troppo poco, le perZone Zono Falze!!!11), ma molto di più. E nella sua infita pucciosità ti augura una morte lenta e dolorosa se dichiari di esserti fatto una bistecca.

Quello che è a favore dell’immigrazione perché vive a Livigno, quello che invece la deplora ed è figlio di migranti collusi con la mafia.

Quello che pubblica i banner “BUONGIORNO MONDO!” e non saluta il dirimpettaio di pianerottolo, del quale si accorge solo quando la puzza di decomposizione arriva fino al suo computer su quale si sta indottrinando su youporn.

Quello che condivide ogni singola stronzata puccious-friendly solo per beccare, senza riuscirci, beninteso.

Quello o quella che sono già affermati e famosi e che non avrebbero bisogno di questo per fare proseliti, ma lo fanno lo stesso, perché per un “like” in più ucciderebbero, alla faccia della loro pelosa pucciosità.

E infine loro. Gli “artisti”. Che pubblicano e spammano le loro opere, non richieste e sgradite. Te le infilano tipo clistere, via messaggi privati, taggandoti (di nuovo: come parlo male…), mettendoti il “mi piace” anche se hai scritto solo “BURP!”

Ecco mettiamo che tu credi veramente nella letteratura, per esempio, ci lavori, ci sguazzi, la promuovi, la recensisci, la pratichi, ne parli, la condividi, la divulghi. Mica da ieri eh, da quando forse non c’era nemmeno ancora l’euro e questi pisciavano ancora nel letto.

Mettiamo che indici un concorso letterario, simpatico, uno scherzo, un tweet di 140 caratteri con un mini-racconto, un aforisma, una freddura, tema libero insomma. Lo scopo è solo reglare un paio di copie di romanzi o racconti di scrittori emergenti meritevoli. Molto meritevoli, cazzarola. Tenuto conto che da 15 anni divulghi sapere gratis e promuovi contest gratuiti nei guali REGALI libri, anche ultimissime uscite, o rarità costose.

Con i tuoi compagni e amici dello staff promulghi un vincitore e un paio di secondi posti ex aequo. Ti aspetti:

  1. i ringraziamenti di chi ha vinto
  2. i complimenti ai vincitori di una parte di chi non ha vinto
  3. il silenzio della restante parte di chi non ha vinto.

Ahah, beata ingenuità. Ricevi:

  1. insulti
  2. insinuazioni di combine
  3. accuse di incapacità
  4. ordini perentori di cambiare il regolamento la prossima volta
  5. sputtanamenti a link e tag incrociati, con promesse di boicottagio del tuo ventennale portale.

Che fai?

Be’ normale. Un passo indietro. I giovani dello staff rispondono pazienti, tentano di aggiustare, addirittura si scusano (il racconto vincitore pare non fosse nuovo alla comunità web, questo il nerd che vive su internet lo sa, lo staff che lavora, studia e nel tempo libero legge libri e fa all’amore, magari se l’era perso).

L'”anziano” dello staff, sbuffa, sollecita dei vaffa che giustamente non vengono pubblicati, fa un secondo e definitivo passo indietro, si inchina (poco, la schiena protesta) e se ne va.

Con quel pensiero pulsante in testa: ma chi me l’ha fatto fare per tutti questi anni?

Chi me l’ha fatto fare?

Chi me l’ha fatto fare?

Chi me l’ha fatto fare?

Buona cottura nel vostro brodo.